SOMMARIO Nel territorio che apparteneva ai Corpi Santi non sono molte le testimoniante rimaste di quel mondo bellissimo, così gremito di borghi, ville, castelli, chiesine e lavori artistici. Nel corso dei 150 anni dall’aggregazione, quasi tutto è stato abbattuto. Alla Magolfa, all’interno del cuneo creato dai due navigli, sopravvivono pochi ma significativi angoli, in parte ben sistemati, in parte in rovina, come la cascina che dà il nome al quartiere, del XVIII secolo
di Riccardo Tammaro
Risponde al nome di Magolfa, la cascina diroccata presente in via Argelati. Spesso è chiamata erroneamente con il nome della via, anche la mappa di Google sbaglia. A dimostrazione, c’è la via omonima che conduce alla cascina, tuttora percorribile: a Milano, infatti, le vie prendono il nome dalla destinazione, per cui si può immaginare che originariamente la via si chiamasse, similmente a molte altre, “strada alla Cascina Magolfa”, poi semplificato in “via Magolfa”; analoga osservazione vale per la via Cuccagna: infatti la cascina in via Muratori si chiama in realtà Cascina Torchio e cascina Cuccagna è stata demolita molti decenni or sono.
La cascina risale per certo almeno al XVIII secolo, in quanto è riportata sulla carta del Catasto Teresiano (1722) relativa ai Corpi Santi di Porta Ticinese; essa faceva parte di un ampio nucleo agricolo ed era circondata da altre cascine: Stampa, Conchetta di Sopra, Buonpero di sotto (scomparse), Stampetta, (presente in via Argelati 29) e Traversera (in via Crollalanza), che ospitava un mulino sulla roggia Boniforti, corso d’acqua che fin dai tempi dell’Impero Romano portava le acque del Nirone storico fuori da Milano, confluendo nel Lamber Merdarius, oggi Lambro Meridionale, adattato a fungere da scolmatore della città.

Accanto alla cascina sono ancora evidenti le tracce della roggia Boniforti, indicata nelle mappe, anche d’epoca, come “Roggia Magolfa”, ma si tratta chiaramente di un errore. Riceve acqua dal Naviglio Grande nei pressi della Darsena, ma una volta era un tratto del Nirone Romano e in quanto tale riceveva acqua dalla Roggia Lavandai, quella del vicolo omonimo con il celebre lavatoio, che a sua volta derivava dal piccolo Sevese (prima ancora che esistessero la Darsena e i Navigli) tramite via Conca del Naviglio. Attualmente, la roggia scorre in via Argelati, determinando così la presenza di numerosi ponticelli necessari per accedere alle proprietà site al di là del corso d’acqua; un tempo questo tratto era gremito di lavandaie ai lavatoi e dava acqua anche ai Bagni Ticino (1860), una sorta di risposta popolare al lussuoso Bagno di Diana di porta Venezia, che si trovava dove oggi sorge la piscina Argelati.
In seguito la roggia Boniforti percorre l’odierno parco Segantini, un tempo Istituto Sieroterapico; una volta superata l’area della Cascina Magolfa (proprio in fianco alla piscina omonima), andava ad alimentare la ruota del Mulino della Traversera. Questo, citato nel Catasto Teresiano del 1722, aveva i corpi di fabbrica (tuttora esistenti) disposti lungo le sponde della roggia, ed era situato sopra un isolotto artificiale, dove i bambini della zona ancora nel dopoguerra andavano a fare il bagno. Lo chiamavano “el Sassee”, forse per i ciottoli di fiume che si erano accumulati nel tempo e si trovava nell’attuale viale Romolo. La roggia costeggia poi Moncucco e si innesta nel Colatore Lambro Meridionale.
L’oratorio
La chiesa locale è l’oratorio S. Maria del Sasso, in via Magolfa 13, con una sua storia particolare. Il piccolo, simpatico edificio è un monumento nazionale. Fu eretto per volontà di alcuni milanesi che erano devoti alla Madonna del Sangue, culto venerato nel santuario omonimo di Re in Val Vigezzo, protettrice degli spazzacamini che da lì provenivano, per potervi custodire un’immagine di questa Madonna. Il nome ricorda che il 29 Aprile 1494 (un martedì) tale affresco cominciò a sanguinare e così continuò sino al 18 Maggio, dopo essere stato colpito dal sasso di un vagabondo (i fatti legati al miracolo sono documentati). I 150-200 spazzacamini che, fino al 1880, venivano a lavorare a Milano quando ancora non esistevano i più moderni sistemi di riscaldamento, la sera si ritrovavano all’Oratorio perché l’immagine li faceva sentire meno lontani dal proprio paese.
Successivamente, il lavoro venne sempre più a mancare e così nel 1869 si dovette persino pensare all’ istituzione di un Patronato Spazzacamini perché i più poveri potessero trovarvi accoglienza, vestiario, aiuto nel salvaguardare i propri diritti di lavoratori e anche ricevere per i loro bambini un po’ di istruzione scolastica, bambini che portavano con sé perché, essendo piccoli e minuti, potevano più facilmente infilarsi nelle canne fumarie. La domenica mattina gli spazzacamini andavano a vendere la fuliggine raccolta in via Argelati 17 da certo De Simoni il quale a sua volta la rivendeva ai pellettieri che la usavano per liberare le pelli dai peli.
Oggi che cosa c’è da fare

Venendo ai nostri giorni, dopo essere stata sgomberata diverse volte, nel 2015 la cascina pareva prossima ad un intervento di risanamento, conclusosi con una prima bonifica ormai resasi inutile, visto che dopo anni la situazione pare invariata, se non peggiorata. Recentemente qualcuno l’aveva proposta per un recupero grazie al programma di Milano Partecipa, ma il progetto non è riuscito a superare i consensi.

Il piano particolareggiato approvato nel 1999 e relativo all’ex Istituto Sieroterapico prevedeva tra l’altro il recupero della cascina Magolfa a funzioni di interesse pubblico. La cascina versa invece in uno stato di profondo degrado. Per vedere le immagini del degrado vai QUI. La proposta era quella di mettere in sicurezza gli edifici e bonificare il terreno circostante ai fini di un futuro riuso, ad esempio come laboratorio di giardinaggio e orticoltura per le scuole. Ancora prima della pandemia non vi era notizia di alcun intervento, anche se pare che il proprietario dell’area e della cascina, Fabrica Immobiliare sgr, abbia presentato da tempo al Comune, in Commissione Paesaggio, una proposta di ristrutturazione della Cascina Magolfa, con destinazione a studentato privato, proposta che pare sia ancora in fase di trattazione. Ma sono notizie non verificate recentemente.