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Le tre vite: capo pieve, contea e sede comunale

Le tre vite: capo pieve, contea e sede comunale

SOMMARIO Trenno è uno degli 11 Comuni aggregati a Milano nel 1923, ma è anche tra quelli che meglio conserva la rete dei borghi antichi. Il suo territorio è fra i meglio dotati di paesaggio, sia grandi parchi, sia estensioni rurali. Bellissima finis terrae, l’ex area comunale di Trenno, purtroppo, è spaccata in due: appartiene per metà al Municipio 7, per l’altra metà al Municipio 8, cosa che non favorisce la lettura della sua storia. E’ stato per oltre mille anni il capoluogo (l’unico, insieme a Bruzzano che sia passato a Milano) di una vastissima pieve, sorta di provincia ecclesiastica e civile…

di Giorgio Uberti

 

Il quadro di sempre: Trenno vista dalla campagna (oggi parco Sud). Spicca il bianco della chiesa di San Giovanni con il campanile

 

Stemma del Comune di Trenno

Siamo a circa sette chilometri, in direzione nord-ovest, dal Duomo. Qui, a ridosso di una piccola altura, protetta da antichi cortili e circondata da un lembo dal Parco Agricolo Sud, si trova una chiesa, tutta bianca, dedicata a San Giovanni Battista. Questa chiesa è da secoli il fulcro spirituale e sociale della comunità trennese, capoluogo di uno degli antichi comuni amministrativi annessi definitivamente a Milano nel 1923. Arrivati in piazza San Giovanni, così si chiama la piazza prospiciente la chiesa, ci troviamo nel cuore di una località con oltre mille anni di storia. La prima testimonianza dell’esistenza di Trenno risale infatti all’anno 877.

La chiesa della pieve, dedicata a San Giovanni Battista, luogo d’arte [Milanofotografo]

La pieve, antesignana delle province 

Comuni e borghi della Pieve di Trenno

La sua importanza si deve al fatto che a partire almeno dall’anno 1095 Trenno è segnalato come capoluogo di una pieve, ossia una provincia ecclesiastica e civile. Pensate che nell’anno 1199 papa Innocenzo III, colui che dieci anni dopo incontrerà San Francesco d’Assisi, chiese aiuto al prevosto (il capo della pieve) di Trenno per risolvere i conflitti tra i monaci e i canonici di Sant’Ambrogio a Milano. A quell’epoca la sua giurisdizione si estendeva su un territorio molto vasto che andava da Arese, vicino a Bollate, a San Pietro in Sala, attuale piazza Wagner. Quest’area, detta appunto pieve, comprendeva alcune note località, tra cui San Siro, Lampugnano, Quarto Oggiaro, Quarto Cagnino, Quinto Romano, Figino e Pero. Molte delle quali, a partire dal 1869, saranno inglobate nel Comune di Trenno e Uniti.

Da questa chiesa, che un tempo era dedicata a Santa Maria alla Neve, passarono in visita alcuni tra i più importanti arcivescovi di Milano: San Carlo Borromeo, Federico Borromeo (per ben tre volte), Giuseppe Pozzobonelli, Andrea Ferrari. Fu proprio Federico Borromeo a ordinare i lavori che diedero a questo luogo l’attuale aspetto. Negli anni Quaranta del Seicento, su progetto del grande Aurelio Trezzi, tra i cui lavori si ricorda l’attuale chiesa di San Babila, la chiesa antica fu ricostruita.

Nel 1658, la nobile famiglia Melzi Malingegni, tra i cui congiunti avremmo trovato anche Camillo, arcivescovo di Capua, cardinale e nunzio apostolico a Vienna, si fece consegnare il feudo di Trenno. I Melzi dovevano avere influenti “amicizie” poiché a due anni di distanza, nel 1660, il re di Spagna, Filippo IV d’Asburgo, promosse il nipote del cardinale a Conte di Trenno. Sono sempre i Melzi a dotare Trenno di una delle opere d’arte più importanti conservate nel quartiere: una pala d’altare realizzata nel 1657, raffigurante la Natività di Gesù Cristo con i Santi Magi, opera del pittore tedesco Johann Christofer Storer, di Costanza e allievo alla scuola dei Procaccini.

Johann Christofer Storer, Natività con i Santi Magi, 1657

COMUNE DAL 1257

Come abbiamo detto Trenno non era solo sede di una pieve ecclesiastica e di una contea, ossia il feudo su cui aveva giurisdizione un nobile, un conte, ma anche di un comune amministrativo. L’esistenza di un ordinamento comunale è testimoniata per la prima volta da un documento datato 31 marzo 1257, trascritto negli “Atti del Comune di Milano” in cui Trenno è citato come comune ed è segnalata la presenza di un console. Fino all’Unità d’Italia (ad eccezione della parentesi napoleonica nella quale tra il 1808 e il 1816 il comune era stato annesso a Milano) i confini del comune di Trenno comprendevano, oltre al capoluogo una serie di altre cascine di cui alcune ancora presenti nella toponomastica urbana: Malghera, San Leonardo, Torrazza, Fagnarello, tanto per far dei nomi, ma anche il Molino Dorino (reso celebre dall’omonima fermata della metropolitana). Ognuna di queste località ha avuto una storia plurisecolare, con dei propri riti e le sue specificità culturali.

Lo stemma adottato dal Consiglio comunale di Trenno, 17 maggio 1923

In seguito all’unificazione nazionale, la nuova legge comunale e provinciale italiana del 1865, imponeva alle province una semplificazione nel frammentato panorama dei comuni amministrativi esistenti. Fu così che 17 gennaio 1869 con Regio Decreto 4827, i comuni di Quarto Cagnino, Quinto Romano e Figino furono sciolti e accorpati nel nuovo, grande, comune di Trenno (che nel 1841 aveva già accorpato il comune di Lampugnano).

A partire da quell’anno e fino al suo scioglimento, avvenuto nel 1923, il nuovo nome di questo grande comune fu quindi Trenno ed Uniti. Nel 1871 la popolazione del comune di Trenno ed Uniti ammontava a 2.888 unità di cui 372 abitanti risiedevano nel capoluogo, 1.780 negli altri villaggi ex capoluoghi e 736 erano sparsi tra le cascine nelle campagne. Entro la fine dell’Ottocento, per consentire un’attività amministrativa più vicina ai vari centri del comune si decise l’erezione di una casa comunale posta in una località baricentrica, lungo via Novara al civico 228, alla fine di via Fratelli Zoia e all’inizio di via Cascina Bellaria.

L’edificio del municipio di Trenno in via Novara 228 come si presenta oggi e, accanto, com’era nel 1920

Pochi anni dopo nacque la prima nuova parrocchia all’interno del territorio della pieve di Trenno. Dal 1587, anno in cui fu eretta la parrocchia a Cascina del Pero la giurisdizione ecclesiastica di Trenno non si era più modificata. A distanza di tre secoli, il 17 marzo 1887 l’arcivescovo Nazari di Calabiana, firmò infatti il decreto di erezione di una nuova parrocchia sotto il titolo dei Santi Nazaro e Celso a Quinto Romano. Sotto la giurisdizione di questa nuova parrocchia fu posta anche la vicina cascina Caldera.

La popolazione cresceva di anno in anno: nel 1881 aveva raggiunto la quota di 3.248 abitanti, nel 1901 aveva superato per la prima volta la soglia dei quattromila e infine, nel 1921, in questo comune vivevano 6.489 persone. Il 2 settembre 1923 con Regio Decreto il Comune di Trenno ed Uniti è aggregato, insieme ad altri dieci comuni al comune di Milano. L’anno prima dello scioglimento del comune, precisamente il 20 febbraio 1922, era stato approvato lo statuto del nuovo ente morale, denominato Asilo Infantile “Clotilde Ratti Welcher”, con amministrazione autonoma (e assunse la qualifica di I.P.A.B.). Il nuovo ente fu riconosciuto dal Re d’Italia Vittorio Emanuele III il 23 aprile di quello stesso anno.

Il primo a fare visita a Trenno, nuova frazione del comune di Milano e parrocchia sottoposta al vicariato di Porta Vercellina fu l’arcivescovo Alfredo Ildefonso Schuster il 5 giugno 1932. Con lo scioglimento del comune e della pieve di Trenno, per la nostra località si chiuse un’epoca e se ne aprì un’altra: quella contemporanea. Un simbolo storico e sociale di questo territorio però è rimasto, sotto la pelle del quartiere, nascosto allo sguardo distratto. Stiamo parlando di uno dei più importanti fiumi dell’idrografia milanese: l’Olona. Questo corso d’acqua nasce vicino a Varese e sfocia nel Lambro Meridionale, nei pressi della chiesa di San Cristoforo a Milano. Da quasi duemila anni le acque di questo fiume, in passato utilizzato anche per il trasporto fluviale, attraversano questo pezzo di città mettendo in collegamento la località di Pero con Lampugnano. Sull’asse di questo fiume, già in epoca imperiale, si era sviluppata la Via Mediolanum-Verbannus, l’attuale via per Gallarate che dà il nome al quartiere gallaratese.

Cascina Caldera con gli animali, aperta al pubblico

 

 

Località legate al Comune di Trenno:

Lampugnano, San Leonardo, Molino Dorino, Figino, Quinto Romano, Quarto Cagnino, cascina Caldera (Parco delle Cave), cascina Torrazza, cascina Malghera, cascina Fagnarello, cascina San Romano (Bosco in città), Boschetto di Trenno (Parco di Trenno), Molinazzo, Bettola (Figino).

 

 

 

 

Souvenir: il Boschetto di Trenno

L’incrocio fra le vie Novara, Fratelli Zoia e Bellaria era una volta noto come el Boschett. Qui, in una costruzione di legno, esercitava una vecchia osteria con stallazzo, divenuta ristorante molto frequentato e fermata del “Gamba de Legn”, il tram a vapore che serviva la città all’inizio del XX secolo [Foto archivio del giornale di zona Il Diciotto].

Per saperne di più: http://www.clamfer.it/10_Tram/GambaLegno/GambaLegno.htm

 

Bibliografia essenziale

AA. VV., Le istituzioni storiche del territorio lombardo, Milano. Progetto Civita, Regione Lombardia, 2000.

Bianchi Angelo e Gianni, Ad Ovest di Milano – Le Cascine di Porta Vercellina. Associazione “Amici Cascina Linterno”, Milano, 2006.

Ciampella Marastoni Lelia, Margotsyova Veronika, Milani Valerio Maria Luisa, Quarto Cagnino com’era. Mondo Donna, Quarto Cagnino, 2001.

Gotti Giuseppe e Malanca Matteo, Storia di Quinto Romano. Edizioni Parrocchia della Divina Provvidenza. 2006.

Pagani Gabriele, Milano e i suoi borghi. Edlin, Milano. 2009

Uberti Giorgio, 1017-2017. Trenno, una Chiesa millenaria. Comunità e clero nella storia della chiesa matrice di San Giovanni Battista. Parrocchia di San Giovanni Battista in Trenno, Milano, 2016.

Vazzoler Moreno, Figino. Una comunità, un territorio e la sua chiesa. Parrocchia di San Materno di Figino Milanese. 1999.

 

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