SOMMARIO L’antico comune di Lambrate comprendeva alcuni borghi ancora oggi piuttosto suggestivi e dai nomi conosciuti: Ortica, San Gregorio Vecchio e Cavriano, con la cascina Sant’Ambrogio, un tempo proprietà della basilica principale. Il primo è talmente noto e importante che ne parleremo in un testo a parte (vedi QUI). Il secondo, San Gregorio, è situato a nord di Lambrate, vicino al Parco Lambro. Il terzo, Cavriano, si trova a dalla parte opposta dell’antico Comune, a sud, attaccato al Parco Forlanini
di Riccardo Tammaro e Roberto Visigalli

San Gregorio Vecchio faceva parte della Grangia di San Gregorio, una delle aziende agricole di proprietà di enti ecclesiastici, composta da cascine, terreni e mulini (che a Lambrate erano una dozzina), esistente già nel XIII secolo. Di particolare importanza è la Cascina Biblioteca, forse già presente nel XVI secolo, anzi, probabilmente fondata dai frati Umiliati. Fu acquistata da Federico Borromeo (cugino minore di San Carlo) appena nominato vescovo di Milano, l’anno 1595 e tale rimasto fino al decesso, nel 1631. Fu da lui lasciata in eredità alla Biblioteca Ambrosiana di Milano affinché potesse costituire una fonte di finanziamento a favore di questa istituzione di alto livello, comprendente biblioteca, pinacoteca e accademia di musica, da lui stesso fondata. Mentre la Grangia finì con divenire proprietà dell’Ospedala Maggiore di Milano, cascina Biblioteca alla fine degli anni ’70 passò al Comune insieme a 14 ettari circostanti.
Cavriano
A sud di Lambrate, quasi in continuità con parco Forlaninici c’è il borgo di Cavriano. Se ne ha notizia fin dall’882 quando si chiamava Cavrenino, probabilmente già abitato grazie alla vicinanza del fiume Lambro che dava possibilità di pesca. Intorno al 1158, con la distruzione di Milano ordinata dal Barbarossa, molti esiliati da Porta Orientale (l’attuale Porta Venezia), si dice addirittura 20mila, si stabilirono tra Lambrate e qui a Cavriano.
Nel Catasto teresiano del 1720, Cavriano appare ancora diviso in due possedimenti principali: quello dei conti Gorani, antico casato, comprendente l’Ortica, e quello delle monache di Santa Redegonda, risiedenti nel podere di Sant’Ambrogio.

Al numero 51 della via Cavriana, c’è la cascina Cavriano, che da’ il nome alla via e al borgo. Di proprietà del Comune, che non si dà pena più di tanto per la manutenzione, vanta un abbeveratoio e un fienile molto interessanti nella loro struttura originaria; ma il vero capolavoro è la loggia cinquecentesca, nascosta nel fondo della corte, mantenuta intatta. Essa è il classico gioiello nascosto alla vista dei più, infatti per accedervi occorre richiedere al gestore il permesso. Le tre arcate parlano subito di tempi remoti (chi lo conosce troverà immediate somiglianze con il loggiato di Vaiano Valle) e di palazzetti di campagna.
Di fronte alla suddetta cascina è un ex monastero, cui è associata una cascina, detta dagli abitanti del posto “La cort dei ciaparatt”. Questa vecchia probabile prebenda ecclesiastica sarebbe stata collegata, secondo la tradizione, mediante un passaggio sotterraneo (riscontrato ma impossibile da visitare) alle due chiese circostanti: quella della cascina Sant’Ambrogio, poco distante e dell’Ortica, ossia la chiesa dei Santi Faustino e Giovita, conosciuta oggi come il Santuario Madonna delle Grazie dell’Ortica (cui si parlerà a parte QUI). Ancora si conserva il bel portale con stemma, posto sotto il vincolo della Soprintendenza.

Proseguendo verso nord, sulla destra, al numero 60 di via Caviana, si trova un’altra cascina, di cui non si è tramandato il nome. Suggestiva la vista dell’interno attraverso il portone, con un androne dotato di pavimento in rizzada e soffitto in travoni di legno. Purtroppo è in abbandono.
La storia (o meglio la tradizione) è ricca di racconti e aneddoti su questa via. Si narra ad esempio che, allontanatosi da Milano per le cascine Doppie, Lambrate e le vie San Faustino e Cavriana, Renzo Tramaglino apprese poi da un viandante che la città distava solo sei miglia, mentre lui ne aveva percorse dodici. Così pure si tramanda la tradizione che nel 1848, quando Radetzky, che amava andare a mangiare all’osteria dell’Oblio (attuale Hostaria del Oppio, sita in via Corelli, allora strada per Rivolta), fuggì verso un luogo più sicuro, i soldati austriaci percorsero la via Cavriana. Gli abitanti della cascina Cavriano, allora, per paura che gli austriaci rapissero i bambini, li nascosero sotto la legna depositata nell’antica legnaia, un portico che dava sulla via Cavriana, attualmente murato in quanto adibito a locale chiuso, esponendoli così, in realtà, al rischio che gli austriaci li bruciassero, nel caso avessero pensato di dare fuoco alla legna.
Siamo a questo punto giunti al confine della zona rientrante nel Municipio 4 con quella adiacente, il territorio del Municipio 3, ove si trova la succitata chiesa dei Santi Faustino e Giovita, situata nel borgo dell’Ortica, ma su cui hanno sempre gravitato gli abitanti del borgo di Cavriano. Il luogo di culto, già esistente nel 1190 e inizialmente chiamato San Faustino di Cavriano, è stato eretto a Santuario Mariano nel 1987 dal cardinale Carlo Maria Martini.

Per comprendere che cosa sia accaduto, è necessario compiere un salto indietro nel tempo. Nel 1906 all’Ortica venne inaugurata la Stazione Ferdinandea di Lambrate, dedicata al solo scalo merci fino ad agosto, passeggeri da novembre. Fu attiva fino al 1931: quell’anno essa fu sostituita dall’attuale stazione di Lambrate, ma nel frattempo aveva cambiato la situazione del territorio, avvicinando le relazioni tra l’Ortica a Lambrate. Cavriano rimase un borgo agricolo mentre l’Ortica ospitando le case degli operai e le loro botteghe, si ingrandì subendo uno sviluppo industriale e moderno molto maggiore. Come conseguenza, anche l’antica chiesetta di San Faustino a Cavriano divenne la chiesetta dell’Ortica e, dal 1987, il Santuario Mariano dell’Ortica.