SOMMARIO Turro, uno dei cinque ex Comuni della Martesana, è il primo a essere, come loro, totalmente “inghiottito” da Milano, ancora nel 1918. Ma il regalo più bello a Milano, Turro lo aveva confezionato nel 1906, realizzando il parco Trotter (foto). Il nome, da “turris”, si riferisce a una torre sorta in età romana. Diventa un borgo importante con lo scavo del naviglio Martesana, grazie al quale parte un sistema di rogge in grado di moltiplicare la fertilità dei terreni

di Luciano Marabelli

L’origine del nome “Turro”, condivisa da molti storici, a cominciare da Giorgio Giulini (1714-1780), storiografo ufficiale della città di Milano, ci porta ai primi secoli di Mediolanum, che si avviava ad essere città imperiale (360 d.C.). Il territorio era compreso fra due strade consolari: a ovest la via per Sesto, Monza e Olginate (Via Breda), a est la ben più importante via per Brescia, Aquileia e la valle del Danubio (all’incirca la Via Palmanova di oggi).
Al centro di questa zona fu costruita una grande torre in legno (Tauri Turris, la Torre del Toro) come osservatorio per controllare gli accessi, presidiata da una guarnigione. Da qui il toponimo Turro, a conferma si ha con il ritrovamento di tre tombe molto semplici e nude (fondo in mattoni e lastre di pietra ai lati, probabilmente destinate a soldati del presidio). In una di queste fu trovata una moneta con l’effigie di Costantino (IV sec.).
La prima rete d’acqua

Un secondo fatto ci riporta allo stesso periodo storico: nelle vicinanze della Cascina Turro (ora ristrutturata e gestita dal Municipio 2, per servizi sociali) fu scavata dai romani una testa di fontanile: questa si univa all’altezza del Trotter ad altre due teste scavate a Precotto e Gorla, dando origine alla importantissima Roggia Acqualunga, che con un percorso diretto nord-sud raggiungeva la Porta Argentea (San Babila). Qui si divideva in tre rami: il primo alimentava il fossato difensivo unendosi al Seveso, il secondo alimentava le grandi Terme Erculee (situate in corso Europa) con acqua continua e pulitissima, un terzo tronco arrivava al Duomo, alimentando i due famosi battisteri tuttora visibili e visitabili nel sottosuolo della cattedrale. In uno di questi fu battezzato Sant’Ambrogio, il 7 dicembre del 374, prima di essere fatto vescovo a furor di popolo.
Arriva il naviglio Martesana
Per oltre 1000 anni successivi non si hanno altre notizie su Turro. È solo da fine ‘400 che il territorio assume una certa importanza a seguito della costruzione del Naviglio della Martesana, che per un lungo tratto funge da confine. I terreni circostanti, bagnati dalle rogge derivate dal naviglio diventano molto produttivi e attirano diverse famiglie nobili di Milano che vi acquistano ampie tenute (i Dal Verme, i Melzi, i Valtorta ed i Taverna, fra questi). Il territorio viene punteggiato dalle relative cascine padronali.

A fine ‘500 viene costruita la chiesa di Santa Maria Assunta, attorno alla quale si concentrano le poche case del nascente borgo. Va segnalato il fatto che fino alla aggregazione a Milano dei Corpi Santi (1873) una grande parte del futuro territorio di Turro era costituita da una importante enclave dei Corpi Santi di Porta Orientale, che comprendeva alcuni luoghi molto interessanti da un punto di vista storico, artistico e culturale: il Seminario Arcivescovile di Milano, subentrato già dal 1720 alla famosa Villa Bellingera di proprietà dell’ultimo Governatore Spagnolo. La villa disponeva di stupendi giardini e di un parco enorme in cui si svolgevano anche battute di caccia. Altra grossa porzione di territorio degli ex-Corpi Santi faceva capo alla Chiesa ed al Monastero di Casoretto.
Nella pieve di Bruzzano
Mentre il ruolo del piccolo comune era marginale rispetto al territorio “virtualmente” di competenza, importante fino a tutto l’800 fu il ruolo della Parrocchia, facente parte della vasta pieve di Bruzzano: questa aveva giurisdizione oltre che sul territorio del borgo anche su Gorla, Casoretto e le Rottole. Anche il cimitero di tutta questa zona allargata era situato a Turro, fra la Chiesa ed il Trotter. Cimitero che entrò in crisi con la costruzione dei rilevati ferroviari necessari alla nuova stazione: non potendo ampliarsi, ed a seguito del forte inurbamento, Turro fu costretto (non senza grosse difficoltà) a “sfrattare” Gorla e gli altri utenti. Gorla dovette consorziarsi con il cimitero di Precotto ed alla fine anche Turro fu costretto a chiedere spazi di sepoltura a Precotto.

In questo periodo operò con grande efficacia il parroco don Davide Sesia, cui si deve anche l’ampliamento ed il rifacimento della chiesa (1886), finanziata dalle ricche famiglie in parte ancora presenti. In quegli anni fu molto proficua la collaborazione del parroco con il sindaco Francesco Cavezzali, che consentì di realizzare molte iniziative sociali.
Giunti al primo dopoguerra, dietro la forte spinta della vicina città, nel 1918 il borgo fu aggregato a Milano, cinque anni prima dei Comuni e dei borghi vicini, senza le resistenze e le proteste che caratterizzarono le aggregazioni di questi ultimi. La ragione è semplice. Il Comune di Milano era già proprietario, direttamente o attraverso Enti o Istituzioni milanesi, di gran parte del territorio di Turro: il già citato Seminario Arcivescovile, l’Ospedale Maggiore, subentrato gradualmente nell’800 alle grandi famiglie, infine lo stesso Comune aveva acquisito a inizio ‘900 una grande proprietà appartenente alla Cascina S. Ambrogio, per trasferirvi il Trotter, spostato dal luogo dove doveva essere costruita la nuova Stazione Centrale. Il piccolo borgo non poteva che “adeguarsi”.

Con l’aggregazione la popolazione letteralmente esplose: da 883 abitanti nel censimento del 1911 a molte migliaia pochi anni dopo, a causa della forte richiesta abitativa di Milano (da sud) e dalle abitazioni per gli operai delle grandi industrie (a nord: Pirelli, Breda, Falk, Marelli, ecc.).
Un ultimo cenno alla già citata Cascina Turro. È situata in piazza Governo Provvisorio ed una targa viaria è stata apposta anche su una parete della Cascina. Nell’800 questa era una osteria meta di comitive di milanesi in cerca di fresco e di spuntini, come le vicine Cassina de’ Pomm e Gobba. La targa probabilmente ha tratto in inganno qualche divulgatore, che ha scritto che la Cascina era stata la sede del Governo Provvisorio nato con le 5 Giornate di Milano.

Notizia ripresa in buona fede da altri e diventata una “leggenda metropolitana”. Niente di più errato: il Governo Provvisorio si installò infatti negli stessi uffici della Amministrazione austrica lasciati frettolosamente liberi. Lo stesso Presidente del Governo, Gabrio Casati, già Podestà nella amministrazione stessa, non si mosse mai dal proprio ufficio.
